Sutta allu focalire…tra
cunti e culacchi.
Te invernu quandu lu sule straccu
se nde scìa a ddurmire,
se nde scìa a ddurmire,
a casa nui vagnoni "nfrizzulati" nde cujimme
cu nde scarfamu annanzi allu focu, sutta allu focalire.
cu nde scarfamu annanzi allu focu, sutta allu focalire.
Tutti ssittati subbra
all’ancutieddhri
o subbra alli pisoti,
nde truamme ogni sira, nui niputi,
cu lli nonni e li vicini sempre ccoti.
Lu nonnu cu llu sigaru
toscanu
e la nonna cu lli fierri
te ttaccaja,
nu fusu e nu cumitulu te
lana
sempre a manu.
Lu nonnu tinja sempre nu cuntu
o nu fattu curiosu te cuntare
e nui, babbati, lu stimme a sintire.
Te Re, regine, dame e cavalieri
nde novellava l’avventure.
Nde cuntava te
scazzamurieddrhi dispettusi,
te striare ca ddintane musci niuri
e faciane le fatture.
Nde cuntava te misteriose
acchiature
scuse intra castieddhru,
cu mille trabochetti
cu mille trabochetti
e cu strane serrature.
Te le scorribande te li
Turchi rriati te lu mare
e te li passaggi segreti, usati
te la gente
ca scappava cu sse salva,
truati e ancora te truare.
ca scappava cu sse salva,
truati e ancora te truare.
La guerra,
l’affondamento, la prigionia,
la fame e la liberazione,
la fame e la liberazione,
erane l’argomenti chiù
richiesti
te tutta la stagione.
E quandu lu nonnu stia te
sciana,
cu fazza cu rritimu,
nde cuntava li culacchi
te Papacajazzu
e facia te risi nde pisciamu.
e facia te risi nde pisciamu.
La soluzione te l’indovinellu
chiudia na serata bella,
chiudia na serata bella,
e ci lu indovinava
incija na caramella.
incija na caramella.
Ardìa lu focu e quandu sfavillava
la nonna nde ticja,
ca era qualche anima innocente
ca era qualche anima innocente
ca salia a ncelu e nde
lassava.
Quandu nvece lu tizzune
sfumicava e fiscava,
rivolta allu
nonnu li ticja...
ca ‘nc’era qualche "bona
cristiana"
ca sta ndè murmurava.
Cusì passamme nui vagnoni
te invernu le serate,
sutta allu focalire, cu l’amore te li nonni,
li cunti, li culacchi, li pigni muddhrisi rrustuti,
te paru a na francata te ciciri e do fae siccate.
(Traduzione)
Sotto il focolare…tra
fiabe e racconti.
D’ inverno quando il sole stanco si tuffava nel mare
e andava a dormire,
e andava a dormire,
in casa, infreddoliti, noi bambini ci riscaldavamo
vicino al fuoco sotto il focolare.
Tutti seduti sopra gli
sgabelli o su pietre squadrate,
ci trovavamo ogni sera, noi nipoti,
con i nonni riuniti.
con i nonni riuniti.
Il nonno con il sigaro
toscano
e la nonna con i ferri
per il lavoro a maglia,
un fuso o un gomitolo di
lana
sempre in mano.
Il nonno aveva sempre
qualche avventura
o un fatto curioso da
raccontare
e noi, volando con la
fantasia, meravigliati e composti
lo stavamo ad ascoltare.
Di Re, regine, dame e
cavalieri ci novellava
le mille avventure.
Ci raccontava di folletti
dispettosi,
di streghe che diventavano gatti neri
e facevano le fatture.
Ci raccontava di
misteriosi tesori
nascosti dentro al
castello,
protetti con mille trabocchetti
protetti con mille trabocchetti
e da strane
serrature.
Di invasioni dei Turchi arrivati
dal mare
e di passaggi segreti
usati dalla gente in fuga per salvarsi,
trovati o ancora da trovare.
La guerra,
l’affondamento, la prigionia, la fame e la liberazione,
erano gli argomenti più
richiesti
di tutta la stagione.
E quando il nonno stava
di buona vena,
per farci rallegrare
per farci rallegrare
ci raccontava le
storielle di Papa Galeazzo
e ci faceva di risate scompisciare.
e ci faceva di risate scompisciare.
La soluzione di un indovinello
chiudeva una serata bella
chiudeva una serata bella
e chi lo indovinava
vinceva una caramella.
vinceva una caramella.
Ardeva il fuoco e quando
sfavillava
la nonna ci diceva,
che era qualche anima innocente
che era qualche anima innocente
che saliva in cielo e ci
lasciava.
Quando invece il tizzone fumicava
e fischiava,
diceva, rivolta al nonno,
che c’era qualche "buona donna"
che stava maldicendo.
Così passavamo noi
ragazzi di inverno le serate,
sotto il camino
con l'amore dei nonni, le fiabe, i racconti curiosi,
le pigne da pinoli abbrustolite insieme ad
con l'amore dei nonni, le fiabe, i racconti curiosi,
le pigne da pinoli abbrustolite insieme ad
un pugno ceci e le fave secche.
Questa era la realtà del mio piccolo paese, dove ci si conosceva
tutti, quando ancora non c’era il televisore, che intratteneva grandi e
piccini.
Nelle fredde e piovose serate d’inverno, ci si riuniva intorno
al focolare e oltre a raccontare i fatti del giorno si programmavano le
attività del giorno seguente, dove tutti grandi e piccini, maschi e femmine
avevano un ruolo specifico da svolgere, nella fioca luce di una stanza,
affumicata.
Nelle calde serate d’estate, invece, ci si riuniva con i vicini fuori nella “corte” o in piccolo spiazzo davanti un gruppo di abitazioni dove, si
consolidavano le famiglie, le amicizie le parentele e col piacevole sottofondo di
grilli, i bambini si addormentavano felici, tra le braccia della mamma, ascoltando le nonne e i nonni raccontare qualche “cuntu” o "culacchiu".
Purtroppo adesso non si trova più il tempo nemmeno per
dialogare, comunicare tra componenti della stessa famiglia, altro che piacevoli
momenti di relax e intrattenimento, ci stiamo egoisticamente isolando dalla
realtà immergendoci in un mondo virtuale, progettato e costruito ad arte, per
soggiogare e pilotare le masse.
Dal web:
"Cunti" e "Culacchi" nella tradizione Salentina.
La
tradizione salentina vanta la presenza di molti elementi che la caratterizzano.
Alcuni sono reali, tangibili, altri sono racchiusi nel cuore degli uomini e
vengono tramandati oralmente. Dei costumi appartenenti a quest'ultima categoria
fanno parte i "cunti" e i "culacchi". Se analizziamo le due
parole dialettali, vedremo che la prima corrisponde al termine italiano
"racconto" e la seconda significa "curiosità". li "cunti" potremmo paragonarli alle fiabe e alle favole, ragion per cui sono
rivolti soprattutto ai bambini.
Portatori di alti valori morali e ricchi di insegnamenti, trattano i temi della favolistica occidentale: la lotta tra il bene e il male, gli animali parlanti, le principesse prigioniere, la sconfitta dell'orco cattivo, e via dicendo.
Nel passato, durante i freddi e bui pomeriggi d'inverno, mentre fuori soffiava un vento che raggelava il sangue, il nonno chiamava a rapporto i suoi nipotini. Tutti seduti intorno al grande focolare, ascoltavano attentamente le favole che il vecchio saggio raccontava loro.
Attraverso il gioco, i piccoli avrebbero imparato cose importanti. Il nonno, difatti, servendosi di una bella fata, di un lupo famelico o di una volpe furba, avrebbe fornito delle lezioni di vita fondamentali per la giusta crescita dei giovani marmocchi. I bimbi facevano volare la fantasia lontano da lì e si sentivano essi stessi protagonisti della favola.
Se il narratore era convincente, il racconto poteva durare anche delle ore. I piccoletti, infatti, ogni qualvolta egli terminava una fiaba, chiedevano il "bis", il "tris" e il "quatris". Mamme e papà, a questo punto, dovevano inventare qualche stratagemma per convincere i propri figli a lasciare quei mondi incantati, quei castelli splendenti e quei principi azzurri e prendere la strada del letto. Ma l'impresa non era sempre facile.
Portatori di alti valori morali e ricchi di insegnamenti, trattano i temi della favolistica occidentale: la lotta tra il bene e il male, gli animali parlanti, le principesse prigioniere, la sconfitta dell'orco cattivo, e via dicendo.
Nel passato, durante i freddi e bui pomeriggi d'inverno, mentre fuori soffiava un vento che raggelava il sangue, il nonno chiamava a rapporto i suoi nipotini. Tutti seduti intorno al grande focolare, ascoltavano attentamente le favole che il vecchio saggio raccontava loro.
Attraverso il gioco, i piccoli avrebbero imparato cose importanti. Il nonno, difatti, servendosi di una bella fata, di un lupo famelico o di una volpe furba, avrebbe fornito delle lezioni di vita fondamentali per la giusta crescita dei giovani marmocchi. I bimbi facevano volare la fantasia lontano da lì e si sentivano essi stessi protagonisti della favola.
Se il narratore era convincente, il racconto poteva durare anche delle ore. I piccoletti, infatti, ogni qualvolta egli terminava una fiaba, chiedevano il "bis", il "tris" e il "quatris". Mamme e papà, a questo punto, dovevano inventare qualche stratagemma per convincere i propri figli a lasciare quei mondi incantati, quei castelli splendenti e quei principi azzurri e prendere la strada del letto. Ma l'impresa non era sempre facile.
I "culacchi", invece, rivolti solitamente ad un pubblico adulto, si possono paragonare alle moderne barzellette. Spesso traggono spunto da un fatto realmente accaduto, altre volte descrivono un personaggio un po' maldestro, altre ancora denunciano delle situazioni poco felici.
Sicuramente sono il pane quotidiano di coloro che, durante una partita a briscola al circolo cittadino, davanti a un caffè al bar della piazza o nelle pause del lavoro, cercano di liberare un po' la mente parlando di fatti altrui.
Principe incontrastato dei "culacchi" di Terra d'Otranto è certamente Papa Galeazzo, vissuto presumibilmente tra il Cinquecento e il Seicento, autore di numerosi fatterelli divertenti. Non si sa se sia realmente esistito o se sia soltanto un'invenzione, è certo, però, che la sua figura fa parte della tradizione culturale salentina da molti secoli.
Antonio e Donato Benegiamo
hanno raccolto in un libro più di cinquanta tra "cunti" e
"culacchi" in dialetto cutrofianese.
"Quisti èranu toi, maritu e mujere, ca scìanu
su llu sciarabbà.
Strada facendu loru ssera nnanzi li bricanti.
-O la borza o la vita!- cumandara.
Lu maritu sottavoce a lla mujere: - Mmenu male
Vita mia, comu è bbenuta, ca me la critia pesciu: a ttie vòlanu, sscindi!
Marito e moglie stavano sul carretto.
Strada facendo furono assaliti dai
briganti.
"Quisti èranu toi, maritu e mujere, ca scìanu
su llu sciarabbà.
Strada facendu loru ssera nnanzi li bricanti.
-O la borza o la vita!- cumandara.
Lu maritu sottavoce a lla mujere: - Mmenu male
Vita mia, comu è bbenuta, ca me la critia pesciu: a ttie vòlanu, sscindi!
Marito e moglie stavano sul carretto.
Strada facendo furono assaliti dai
briganti.
-O la borsa o la vita! - intimarono.
Il marito disse
sottovoce alla moglie: - Meno male, Vita mia,
come ci è venuta, credevo peggio: vogliono te, scendi!"
come ci è venuta, credevo peggio: vogliono te, scendi!"
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