domenica 15 dicembre 2024

LA SOLITUDINE DEL PAPAVERO BIANCO

 





La solitudine del papavero bianco

Nel campo di papaveri ardenti e rossi, all’ombra di un rudere abbandonato, s’erge solitario un papavero bianco, un'anima diversa tra i suoi simili, che cresce in silenzio tra il verde brillante del giovane grano che ondeggia al vento d’aprile.

Con occhi diversi, guarda il mondo sognando un cielo meno ardente e cupo, un luogo dove i colori siano rari, dove la sua candida essenza possa finalmente splendere.

Non parla, non chiede, non grida al vento, ma ondeggia e accarezza il silenzio con i suoi petali lievi fatti di candida carta stropicciata.

Soffia il vento e sente il suo tormento, mentre solitario e nascosto cresce in attesa che qualcuno lo noti.

Oh papavero bianco, che solitudine senti? Nel mezzo di una folla che non ti vede, vivi la tua vita in un mondo di infinita bellezza e rara purezza che sfida ogni conformità.

Nel tuo bianco c'è una luce, che ispira speranza, una certezza, che non si perde nel rosso, ma brilla come lampo di luce nel buio.

Così il papavero bianco, tra i rossi ardenti, trova in sé la forza di essere diverso e forte e nella sua solitudine trova un nido, un luogo caldo, dove il suo bianco è un inno d’amore, di speranza e di pace.



 (Raccolta i miei "Quadriversi" Aprile 2024)

lunedì 22 aprile 2024

VITA DA PICCOLI PESCATORI




Vita da piccoli pescatori

di Giuseppe RUSSO

“I pescatori sanno che il mare è pericoloso e la tempesta terribile,ma non hanno mai trovato questi pericoli, una ragione sufficiente per restare a riva.”

(Vincent Villem van Gogh)

La vita dei piccoli pescatori è un intricato intreccio di sfide, sacrifici e speranze che si svolgono tra il mare e la terraferma, lavorando con coraggio nella fatica che il giorno sfama e la notte incerta affronta.

Sul far della sera, sfidando onde alte e tempeste, sotto un cielo che al crepuscolo si tinge di un rosa tenue, navigano per raggiungere la “posta” dove calare le reti o il palamito.

Giunti sul posto, con sguardi di provata intesa, procedono con l’uso dei remi alla “calata” lungo tortuosi sentieri marini, dettati dall’esperienza e seguendo le mire segrete poste lungo la costa frastagliata.

Nel loro incedere tra i flutti agitati, le barche oscillano come i loro cuori battenti messi alla prova dalla forza del vento e dalla tenacia delle correnti marine.

L’incognita del rischio, sempre presente, vive nei loro silenzi, nelle preghiere e nel ricordo costante di un patto eterno, sempre vivo, che si regge da secoli sul rispetto “dovuto” al più forte.

La vita dei piccoli pescatori è molto più di una semplice lotta contro gli elementi. È una lotta contro il tempo, la sorte e le incertezze economiche.

I loro strumenti di lavoro “reti, lenze, ami” sono le armi con cui sfidano la natura, sperando di raccogliere i frutti del mare. Ogni cattura è una scommessa, tra la speranza di un ricco bottino e la paura di tornare a casa a mani vuote.

Così ogni giorno, prima del sorgere del sole, si preparano a salpare con le loro barche, tra le onde che sussurrano e i venti che sibilano forte, verso un destino incerto fatto di speranze e sogni intrappolati tra le maglie di una rete.

Le reti tirate a mano con forza, raccolgono storie di vita, di fatica, di stenti e di morte, e il frutto dell'antica danza tra l'uomo e il mare.

Con le mani callose solcate da tagli doloranti e gli occhi stanchi, nel viaggio di ritorno al porto, contemplano sul legno consumato dal tempo il tesoro dell'acqua, speranza e durezza mescolate in un tormento eterno.

Giunti nel porto, le spalle piegate dal peso del lavoro, portano con loro il pescato del giorno e il peso delle sfide che hanno dovuto affrontare con ardore.

La loro vita è fatta di notti brevi e insonni e di giorni lunghi e operosi, fatti di ripezzi* di armature*di palamiti e sogni, e prescinde dal duro freddo d’inverno e dal caldo cocente del sole in estate.

Custodi di tradizioni antiche, i piccoli pescatori, sono legati indissolubilmente alla cultura e alla storia dei luoghi in cui operano e la loro vita è caratterizzata da una bellezza e una nobiltà uniche.

Sono loro, infatti, i veri guardiani del mare, e i loro racconti e le loro gesta sono intessuti nell'essenza stessa delle comunità costiere.

Per sopravvivere, incrociano con coraggio le onde e portano nel loro cuore la speranza di un buon ritorno e il desiderio di tramandare, un giorno, il proprio patrimonio alle generazioni future come un dono prezioso. 

(A: Nando Orlando, Vincenzo Orlando e 

     Giovanni Antonaci, pescatori di Borgagne) 

*(Rimagliare le reti rotte o usurate)

*(L’arte del costruire il palamito)

(Raccolta I miei Quadriversi aprile 2024)

giovedì 1 febbraio 2024

ALBA ROSSA NELLA BAIA DI TORRE SANT'ANDREA.

 





Nel silenzio del crepuscolo, spento il faro, eterno testimone silente dei tempi, Sant'Andrea si risveglia e il mare sospira poesie.

Timidi, i primi raggi del sole accarezzano il mare e un dipinto divino s’appressa ai miei occhi.

Nella baia infuocata l'alba rossa è sempre poesia, un canto d'amore che il giorno inizia tra i riflessi dorati e il mare in festa.

Il cielo si tinge di colori ardenti, sfumature di rosso e d'oro vibrante, mentre l'orizzonte danza e s’accende in dolce armonia, con le onde che accarezzano la riva ansante.

La barca gialla sonnecchia ancora nel placido porto, abbracciata dalla luce che dolcemente avanza, e la brezza marina racconta storie antiche, sussurrate tra le trame di una rete da posta, adagiata sui legni ad asciugare il passato.

I riflessi sull'acqua dipingono quadri, di promesse e sogni in un nuovo giorno, nel porto silenzioso, la vita si sveglia, con il canto leggero di un bianco gabbiano che in volo dipinge melodie e libertà.

Così, nel porticciolo s'innalza l'Alba rossa, poesia silenziosa e profonda, un incanto svelato al mondo ancora addormentato, nel cuore di un mattino che l'anima mia dipinge, rinnova e ristora.

Sant'Andrea si risveglia sotto il magico velo, che bacia il suo orizzonte, un dipinto vivente di calma e speranza, dove anche il tempo felice e rapito, si ferma a guardare.

(Testo e foto di Giuseppe RUSSO)

(Raccolta i miei "Quadriversi"  febbraio 2024)




giovedì 25 gennaio 2024

TRAMONTO SUI LAGHI ALIMINI





Tra le dolci sponde dei laghi Alimini, il sole si inchina in un lento declino. Un sipario d'oro, rosso e viola, si apre nel cielo, come in una favola.

Tramonto silente, dipinto di calde sfumature, le acque dei laghi specchiano le dorature. Il giorno sussurra addii nei riflessi, mentre il crepuscolo intreccia i suoi intrecci.

Nuvole danzanti tingono di rosa il cielo, come pennellate d'arte in un quadro di vetro. Riflessi d'oro sull'acqua placida, la natura si trasforma in poesia sentita, mentre i colori si fondono in dolci armonie.

Sull'orizzonte, il sole si ritira con grazia, lasciando dietro sé un'atmosfera audace.

Ai laghi Alimini, il tramonto è un bacio, che accarezza il paesaggio in un abbraccio e nella quiete, gli uccelli s'innalzano in volo, melodia d'ali che svela un canto eterno. Tra canneti e ninfee, un rifugio si cela, dove la natura si svela, serena e bella.

Così, tra gli Alimini che addormentano il giorno, il tramonto si dissolve, ma resta un ritorno. Nel cuore del paesaggio, la magia si rinnova, e il ricordo del tramonto nei laghi Alimini è poesia nova.

(Testo e foto di Giuseppe RUSSO)

(Raccolta i miei Quadriversi gennaio 2024)


 

IL TEMPO DEI MIRACOLI

 



Crescono lente le orchidee selvatiche nel silenzio delle sempre più rare garighe tra i sassi e le affioranti ossa della terra Salentina, immerse nel profumo del timo, del rosmarino e le splendenti distese di ginestre sotto lo sguardo attento di antichi frutti e irti arbusti spinosi.

Come rari gioielli sbocciano e si nascondono timide nel loro regno tra le pietre o sulle alture intrise di salsedine, dove la vecchia e diroccata torre narra leggende e antichi segreti.

Petali di velluto dalle forme misteriose e dai variegati colori esprimono pura meraviglia e la bellezza rara di un'anima selvaggia ed elegante, rivelando ai nostri occhi increduli l’incomparabile bellezza che la natura con amore cela.

Ed’ io d’Esse nutro l'anima e ansioso attendo ogni anno il tempo dei miracoli…

(Raccolta i miei "Quadriversi" Gennaio 2024)