Radici
Salento le mie radici...
Le mie radici sono qui, nel Salento...
tra
i vicoli disabitati di Borgagne, dove le facciate delle case,
le
finestre e le porte erose dal tempo, raccontano storie di vita meravigliose;
tra
l’odore e la luce accecante della calce vergine stratificata sulle facciate
delle vecchie case;
tra
la gente seduta fuori dalle case nelle sere afose d’estate e i racconti che si
perdono nella notte dei tempi;
tra
le distese di ulivi “patriarchi” che si perdono a vista d’occhio fino al limitare
del mare;
tra
le pietre dei muretti a secco, dei “furnieddhri “e delle "lamie" solitarie;
tra
i solchi polverosi delle"carrare”scolpite dalle ruote di "traìni "carichi di
sofferenza;
nella
notte che si trasforma in aurora del nuovo giorno a Torre Sant’Andrea;
nella
luce del sole che lì sorge lento dietro i monti albanesi per regalarci il nuovo
giorno;
tra
l’azzurro del mare nascosto all’improvviso dalla “lupa” inattesa;
nel
vento gelido dei giorni di tramontana che sferza e scolpisce le spiagge e le
scogliere di arenaria;
nel
caldo del vento di scirocco che porta con la pioggia la sabbia gialla del
deserto e la nuova vita;
nel
vento costante di fine settembre che porta con sé i ricordi e gli amori “concepiti
“ dall’estate;
tra
i rossi e i gialli inimitabili che vestono le vigne in autunno;
nelle
sfumature del rosso con il quale il sole dipinge e infuoca in settembre i cieli
salentini al tramonto;
tra
i colori del cielo e le nuvole bianche e vagabonde della primavera;
nell’argento
cangiante delle chiome ondeggianti degli ulivi carezzate dal vento;
nel
caldo colore che accende di meraviglia la pietra leccese al tramonto;
tra
i ricami, i volti di puttini, i grappoli d’uva, le teste di leoni, le colombe e i mascheroni
scolpiti ovunque da inimitabili maestri scalpellini senza neanche un nome, che
rendono ricchi e unici i balconi, le facciate delle case e quelle delle tante chiese;
tra
i vecchi vicoli dei tanti borghi antichi, dove si respira ancora aria di pace
per l’anima;
tra
la storia e le luci riflesse nel mare calmo del porto di Otranto;
tra
le lampare accese sul mare quieto di Gallipoli;
nelle
musiche antiche sopravvissute al tempo per far ballare il mondo;
tra
la terra arsa spaccata dal sole e dal vento, come le mani dei contadini, che
ingorda, ingurgita l’acqua piovana nel tempo di un lampo;
tra i boschi di leccio e la macchia mediterranea che muta cresce nel silenzio dei giorni, in cui puoi anche perderti per scoprire che non c’è posto più bello per perdersi...
Come non amarti terra mia!
(Raccolta i miei "Quadriversi" dicembre 2020)
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