giovedì 3 dicembre 2020

RADICI



Radici

Salento le mie radici...

Le mie radici sono qui, nel Salento...

tra i vicoli disabitati di Borgagne, dove le facciate delle case,

le finestre e le porte erose dal tempo, raccontano storie di vita meravigliose;

tra l’odore e la luce accecante della calce vergine stratificata sulle facciate delle vecchie case;

tra la gente seduta fuori dalle case nelle sere afose d’estate e i racconti che si perdono nella notte dei tempi;

tra le distese di ulivi “patriarchi” che si perdono a vista d’occhio fino al limitare del mare;

tra le pietre dei muretti a secco, dei “furnieddhri “e delle "lamie" solitarie;

tra i solchi polverosi delle"carrare”scolpite dalle ruote di "traìni "carichi di sofferenza;

nella notte che si trasforma in aurora del nuovo giorno a Torre Sant’Andrea;

nella luce del sole che lì sorge lento dietro i monti albanesi per regalarci il nuovo giorno;

tra l’azzurro del mare nascosto all’improvviso dalla “lupa” inattesa;

nel vento gelido dei giorni di tramontana che sferza e scolpisce le spiagge e le scogliere di arenaria;

nel caldo del vento di scirocco che porta con la pioggia la sabbia gialla del deserto e la nuova vita;

nel vento costante di fine settembre che porta con sé i ricordi e gli amori “concepiti “ dall’estate;

tra i rossi e i gialli inimitabili che vestono le vigne in autunno;

nelle sfumature del rosso con il quale il sole dipinge e infuoca in settembre i cieli salentini al tramonto;

tra i colori del cielo e le nuvole bianche e vagabonde della primavera;

nell’argento cangiante delle chiome ondeggianti degli ulivi carezzate dal vento;

nel caldo colore che accende di meraviglia la pietra leccese al tramonto;

tra i ricami, i volti di puttini, i grappoli d’uva, le teste di leoni, le colombe e i mascheroni scolpiti ovunque da inimitabili maestri scalpellini senza neanche un nome, che rendono ricchi e unici i balconi, le facciate delle case e quelle delle tante chiese;

tra i vecchi vicoli dei tanti borghi antichi, dove si respira ancora aria di pace per l’anima;

tra la storia e le luci riflesse nel mare calmo del porto di Otranto;

tra le lampare accese sul mare quieto di Gallipoli;

nelle musiche antiche sopravvissute al tempo per far ballare il mondo;

tra la terra arsa spaccata dal sole e dal vento, come le mani dei contadini, che ingorda, ingurgita l’acqua piovana nel tempo di un lampo;

tra i boschi di leccio e la macchia mediterranea che muta cresce nel silenzio dei giorni, in cui puoi anche perderti per scoprire che non c’è posto più bello per perdersi...

Come non amarti terra mia! 


(Raccolta i miei "Quadriversi" dicembre 2020)




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